di Mario Bon – 23 luglio 2015
revisione 9 luglio 2018 e 27 giugno 2019
Contiene i seguenti paragrafi:
- Definizioni
- Fisica dell’altoparlante
- Altoparlante reversibile
- Forza Elettromotrice e Controelettromotrice
- Effetti della reversibilità dell’altoparlante
- Corrente e linearità
- Altoparlante pilotato in tensione ed in corrente
- Risposta impulsiva di un woofer al variare del fattore di smorzamento
La fisica dell’altoparlante richiede nozioni di meccanica,
elettromagnetismo ed acustica. In sostanza l’elettroacustica richiede delle
nozioni di fisica.
“L’
elettroacustica non è una religione. Chi ragiona per dogmi non ha bisogno di
studiare” e tanto meno
di leggere questo scritto. |
Partiamo dalle definizioni.
Definizione: La forza elettromotrice, o f.e.m., è la
differenza di potenziale ai capi di un generatore elettrico misurata a vuoto
(senza carico, a circuito aperto). Viene chiamata impropriamente “Forza” anche
se con la forza ha poco a che vedere. Si tratta di una nomenclatura che viene
dal passato e che non è stata adeguata. Nota: Si parla di f.e.m. solo per
i generatori a circuito aperto. Quando il generatore viene chiuso su un
carico la differenza di tensione sul carico è più bassa della f.e.m. a
causa della resistenza interna finita del generatore (per restare uguale
l’impedenza dovrebbe essere infinita
=> circuito aperto). |
Definizione: La
forza controelettromotrice è, in generale, una forza elettromotrice che si
oppone ad un’altra forza elettromotrice. Per
esempio la forza elettromotrice autoindotta in un circuito percorso da
corrente. Anche in questo caso si parla di forza controelettromotrice solo
a circuito aperto. |
Ricordiamo che, in un circuito aperto, non circola alcuna corrente. Ne segue che dove circola corrente non si dovrebbe parlare di forza controelettromotrice.
Ne segue che quella generata da un altoparlante collegato ad un amplificatore NON è una forza controelettromotrice (perché il circuito è chiuso) ed il termine BAclEMF è usato in modo mproprio.
Quando i morsetti dell’altoparlante non sono collegati all’amplificatore, l’altoparlante non suona ma, al massimo, funziona come microfono. Anche in questo caso però non essendo collegato a nulla, il moto del diaframma serve a poco. Come prima osservazione, quindi, parlare dell’effetto della forza controelettromotrice, a rigore, non ha senso: la forza controelettromotrice, per definizione, non ha alcun effetto sull’amplificatore (che, in quel momento, non è collegato).
Quella che viene chiamata (erroneamente) forza controelettromotrice o, in inglese, BackEMF è la tensione prodotta dall’altoparlante quando è collegato all’amplificatore ma viene riguardato come un generatore (ovvero il diaframma viene mosso da una forza esterna non dovuta all’amplificatore). È opportuno distinguere due casi:
- amplificatore con l'uscita collegata ad un carico passivo reattivo (anche un altoparlante)
- amplificatore con l'uscita collegata ad un generatore di tensione (anche un altoparlante che diventa u n generatore grazie all'effetto microfonico)
Consideriamo le forze che agiscono sul diaframma
dell’altoparlante dinamico:
Finerzia+Felestica+Fviscosa = Festerna |
La forza totale agente su un sistema è la sommatoria delle
singole forze agenti su di esso (almeno dove vale il Principio di
Sovrapposizione) |
Un filo percorso da corrente ,immerso in un campo
magnetico , subisce una forza…. (Forza di Lorentz) |
Si tratta della forza che agisce sulla bobina mobile
immersa nel campo generato dal magnete nel traferro e percorsa dalla corrente
erogata dall’amplificatore. F=Bli è la forza esterna. |
Una spira chiusa, percorsa da corrente, genera un campo
magnetico. (Legge di Ampere-Maxwell) |
La bobina mobile è un solenoide costituito da tante
spire…alla fine l’avvolgimento è chiuso sull’ impedenza dell’ampli che la
pilota. È’ la responsabile della variazione del flusso magnetico nel
polo centrale del gruppo magnetico dell’altoparlante. |
Un campo magnetico variabile induce in una spira chiusa
una corrente elettrica (corrente indotta) (legge di Faraday) |
Responsabile delle correnti di Focault che si formano nel polo
centrale (correnti di perdita). |
La
variazione del campo magnetico concatenato ad un circuito induce nel circuito
una corrente che si oppone alla corrente che ha generato il campo. Ne segue
il segno meno nell’espressione della f.e.m: (Legge di Lenz) |
Responsabile della forza controelettromotrice |
Legge
generalizzata di Ohm |
Z(jw)= V(iw)/I(jw) |
Legge di
Hooke F=-kx |
Forza elastica |
Attrito
viscoso: F=-d velox |
Proporzionale alla velocità |
Forza di
inerzia (Newton): F=ma |
Dovuta alla massa |
Attriti
non viscosi |
Di tipo strutturale e colombiano, responsabili
dell’isteresi. In genere vengono trascurati (per semplicità) ma hanno il loro
effetto anche udibile. |
Altoparlante reversibile
Vedere anche Reversibilità nel
Glossario e Altoparlante_reversibilità nella sezione ALTOPARLANTE
Un altoparlante dinamico è un dispositivo reversibile: Se alimentato con una tensione il diaframma si muove, se il diaframma viene fatto vibrare (da una forza esterna) produce, ai suoi morsetti, una tensione. Il circuito elettromeccanico equivalente di un microfono dinamico è molto simile o anche uguale a quello di un altoparlante dinamico ma l’uscita e l’ingresso sono scambiati.
Altoparlante |
Stimolo: tensione ai morsetti, provoca
circolazione di corrente nella bobina |
Risposta: moto del diaframma trasmesso all’aria
(suono) |
|
Microfono |
Stimolo: è la forza esercitata dall’aria sul
diaframma (suono) |
Risposta: è una tensione che provoca la
circolazione di corrente nella resistenza di ingresso del pre-amplificatore
del microfono |
Se il diaframma di un altoparlante, con 2 Volt applicati all’ingresso a frequenza f, si muove con velocità v, allora muovendo il diaframma con velocità v e frequenza f si ottengono ai suoi morsetti (aperti) 2 Volt. L’efficienza di conversione è la stessa nelle due direzioni.Nel caso dell'altoparlante dinamico si tratta di parti per cento.
Forza Elettromotrice e Controelettromotrice
L’altoparlante dinamico è un
dispositivo reversibile sensibile alla corrente (a bassa impedenza di
ingresso). Sembrerebbe naturale pilotarlo in corrente ma, a causa della sua
impedenza variabile con la frequenza, si è stabilito di pilotarlo in tensione ed
i sistemi di altoparlanti HiFi per uso domestico sono concepiti per essere
pilotati in tensione. Ci sono (alcuni) sistemi dove l’altoparlante viene
pilotato in corrente ma si tratta di sistemi dove amplificatore e altoparlante
costituiscono un sistema integrato progettato ad hoc (o almeno così dovrebbe
essere). In generale non è consigliabile pilotare un sistema di altoparlanti
commerciale con un generatore di corrente a meno che il sistema di altoparlanti
non presenti una impedenza resistiva e costante (o debolmente variabile). Ogni
variazione nella impedenza dell’altoparlante pilotato in corrente si trasforma
in una variazione nella sua risposta in frequenza.
Il motore dell’altoparlante
dinamico è la bobina mobile immersa nel campo magnetico B presente nel
traferro. Quando la bobina mobile è percorsa da corrente esperisce la forza BLi
(dove i = corrente e L = lunghezza del filo, B = campo magnetico) che ne
provoca lo spostamento. Contemporaneamente però la corrente che circola nella
bobina mobile genera un campo magnetico che genera, a sua volta, una corrente nella bobina mobile stessa. Tale corrente si oppone alla corrente che
la ha generata (vds forza di Lentz). La tensione ai capi dell’altoparlante (BLvelox
con velox=velocità) è detta comunemente (ma in modo erroneo) forza
controelettromotrice (in inglese BackEMF) ed è proporzionale alla velocità
della bobina mobile ed al fattore di forza. Ne segue che l’altoparlante può
essere rappresentato da una impedenza Ze collegata in serie ad un generatore la
cui tensione è BLvelox. (Ze è l’impedenza propria della bobina mobile Ze =
Re+jwLe con Re e Le dipendenti, in generale, della frequenza).
.
|
Rappresentazione dell’ impedenza
elettrica dell’altoparlante dinamico. Za = Ze+Zes è il carico visto dall’
amplificatore. L’impedenza Ze è l’impedenza propria della bobina mobile. Zes
è l’equivalente elettrico dell’impedenza meccanica dell’altoparlante. In
generale questa impedenza non è né “piatta” né lineare. In buona sostanza
l’impedenza elettrica di un altoparlante dipende dalla ampiezza della
tensione applicata. Nei modelli semplificati vengono trascurati gli attriti
non viscosi e tutte le non linearità (termiche, meccaniche, ecc.). Volendo
non è difficile tenere conte dei cavi di collegamento. Si noti che in questa
rappresentazione non è presente alcun generatore. |
.
L’impedenza della bobina mobile
si può misurare bloccando la bobina stessa nel traferro. È noto che
l’impedenza non è la semplice serie di un resistore ed un induttore.
Tuttavia, almeno a bassa frequenza, si può adottare un circuito equivalente
semplificato che prevede: -
Re (valido alle
bassissime frequenze) -
Re +(jwL1//Rp1)+jwL2 (valido fino a 1-10kHz specie per
altoparlanti dotati di anelli stabilizzatori del flusso) -
Re +(jwL1//Rp1) +(jwL2//Rp2)+jwL2 (valido fino a 20kHz con buona
approssimazione) Più il modello è accurato e più
le previsioni delle simulazioni saranno precise. |
Considerato il circuito meccanico equivalente dell’altoparlante (mostrato nella prossima figura) si calcola la velocità dell’apparato mobile e si calcola quindi BLvelox in funzione della tensione applicata ai morsetti dell’altoparlante stesso. Derivando la velocità si ottiene l’accelerazione del diaframma che è proporzionale all’SPL (almeno in regime di pistone rigido e per ka < 1 con a=raggio equivalente del pistone). Nota l’impedenza di radiazione, si può calcolare la potenza acustica irradiata come prodotto del modulo della velocità al quadrato per la parte reale della impedenza di radiazione. Questo è quello che si legge su qualsiasi manuale di elettroacustica e più volte validato. Dato che l’impedenza di radiazione appare anche nel calcolo di Zes certe semplificazioni si possono fare solo qando la massa dell’altoparlante è molto maggiore della massa di radiazione dell'aria.
|
Circuito meccanico equivalente dell’altoparlante dinamico Corrente = velocità Tensione = Forza Induttanza = massa Zm= (BL)2/Zes da cui Zes= (BL)2/Zm Sono indicate anche le impedenze di carico anteriore e
posteriore che spesso vengono
inglobate in Mms limitando la validità del modello alle frequenze molto
basse. |
La figura qui sopra mostra un altoparlante con i morsetti aperti e con i morsetti in corto. È rappresentata anche una forza esterna F che agisce sul diaframma e che genera tensione ai morsetti. Si noti che con i morsetti aperti il moto è dominato dal fattore di merito meccanico mentre con i terminali in corto il moto è determinato dal fattore di merito totale. Qt è sempre minore di QMS.
Morsetti Aperti |
applicando una forza che muove l’apparato mobile, la bobina acquista velocità e produce, ai suoi capi aperti, una tensione pari a BLvelox. In questa condizione il moto dell’altoparlante è determinato da QMS (tipicamente nei woofer è maggiore di uno). In questo caso Vstar=Blvelox |
Morsetti In corto |
Con i morsetti in cortocircuito il moto è determinato da Qt (tipicamente minore di uno) e nella maglia circola corrente. Vstar in questo caso vale zero |
La figura qui sotto rappresenta la classica connessione di un sistema di altoparlanti passivo all’amplificatore. Nell’ambito della analogia usata, la tensione corrisponde alla velocità mentre la corrente corrisponde alla forza. È presente anche il generatore forza che muove il diaframma (effetto microfonico) che, di solito, in letteratura, non è indicato. L’effetto di questo generatore si può misurare.
|
Altoparlante
preceduto da un filtro passivo, collegato all’amplificatore non
controreazionato |
Se l’amplificatore non è controreazionato l’iniezione di una corrente nella sua uscita sposta il punto di polarizzazione dei dispositivi finali (con tutte le conseguenze del caso).
|
Amplificatore
controreazionato con altoparlante collegato |
Se l’amplificatore è
controreazionato le cose cambiano. La controreazione agisce in modo che la tensione
di uscita (Vout o Vstar) sia proporzionale alla tensione in ingresso Vin. Ne
segue che se Vin=0 anche Vout=Vstar=0. Questo se l’amplificatore è ideale con
guadagno ad anello aperto infinito. Se il guadagno A è finito, Vstar non è perfettamente
nulla. È evidente che, con l’amplificatore retroazionato, l’amplificatore
stesso deve annullare qualsiasi corrente che entri dalla sua uscita e, per
farlo, deve generare una corrente uguale e contraria (cosa che può fare più o
meno bene). Questo conferma il fatto che gli amplificatori in grado di erogare
corrente di solito suonano meglio in tutte le condizioni.
Se l’impedenza dell’altoparlante
viene perfettamente compensata (con opportune reti poste in parallelo) BLvelox
continua ad esistere (altrimenti l’altoparlante non suonerebbe) mentre
l’amplificatore “vede” un carico resistivo. In questo caso però l’amplificatore
deve erogare più corrente perché una parte circola nell’altoparlante mentre
un’altra parte circola nella rete di compensazione. Anche se eroga più corrente
funziona comunque meglio perché la corrente erogata è in fase con la tensione
(non c’è degenerazione della retta di carico).
Allo stesso modo, se il diaframma dell’altoparlante è soggetto ad una forza, una parte della corrente generata scorrerà nella impedenza di compensazione invece che all’interno dell’amplificatore. Da questo punto di vista la compensazione dell’impedenza fornisce un vantaggio.
Una corrente che entra dall’uscita dell’amplificatore ha effetti diversi:
amplificatore non retroazionato |
Spostamento della polarizzazione
dei finali |
amplificatore retroazionato |
Erogazione di corrente uguale e
contraria. |
Questo avrà delle conseguenze in
quegli amplificatori che non tengano conto di questi fenomeni (ovvero non hanno
una adeguata capacità di erogare corente).
Attenzione:
Quando il diaframma
dell’altoparlante dinamico vibra ai capi di Zes è sempre presente la tensione BLvelox.
Questa tensione viene detta (erroneamente) forza. Ne segue che Zes è sempre
presente e, al massimo, potrà essere piccola rispetto a Ze un modo che Ze+Zes
possa apparire praticamente costante. Se Zes, che è proporzionale alla
velocità, è nulla significa che la velocità è nulla e l’altoparlante dinamico è
fermo e non emette alcun suono.
Chi afferma di “annullare” la
forza controelettromotrice non dice una cosa corretta per due motivi:
-
a rigore si può parlare di forza controelettromotrice solo a
circuito aperto
-
quando l’altoparlante è collegato e suona significa che la
sua velocità è diversa da zero e con essa anche BLvelox.
Se il diaframma dell’altoparlante
non si muove non ci sono problemi per nessuno e c’è poco da annullare.
BackEMF: Woofer grandi, Woofer piccoli
Si sente spesso dire che i woofer “grandi” hanno bisogno di amplificatori potenti per essere controllati perché producono backEMF più forti. Sarà vero? Per cominciare più che alla potenza si dovrebbe porre l’attenzione sul fattore di smorzamento.
Consideriamo che:
- la pressione acustica generata da una sorgente è proporzionale alla velocità di volume U = (Sd velox) ovvero al prodotto della velocità per la superficie di radiazione. A parità di SPL prodotto (a parità di velocità di volume) se la superficie Sd raddoppia la velocità si dimezza.
- ponendo due generatori uguali in serie la tensione e l’impedenza interna raddoppiano, ponendoli in parallelo la tensione rimane la stessa mentre l’impedenza interna si dimezza (aumenta la capacità di erogare corrente).
La cosa è schematizzata nella figura che segue:
Un amplificatore soffre la corrente che gli viene iniettata nell’uscita quindi il valore di BLv è importante ma la corrente BLv/(Rg+Ze) è ancora più importante. Se Ze è bassa la corrente che entra nell’amplificatore è maggiore. Passiamo alla tabella che segue che mostra 6 configurazioni che equivalgono a woofer da 5, 8, 10, 15 e 21 pollici. Ogni woofer è rappresentato come “multiplo” del woofer più piccolo (vedere woofer equivalente). I valori sono stati attribuiti in modo da ottenere numeri semplici perché quello che conta non sono i valori assoluti ma i rapporti.
A parità
di SPL prodotto |
||||||||
configurazione |
BL |
SD |
Velocità Velox |
SD Velox |
Z |
SPL0 |
BLv |
Ka=1 |
|
BL0 |
104 |
16 |
1696 |
Z0 |
0dB riferimento |
16 BL0 |
1903Hz |
|
BL0 |
208 |
8 |
1696 |
Z0 / 2 |
+6dB |
8 BL0 |
1345Hz |
|
2 BL0 |
416 |
4 |
1696 |
Z0 |
+6dB |
8 BL0 |
951Hx |
|
3 BL0 |
936 |
1.777 |
1696 |
Z0 |
+9dB |
5.33 BL0 |
634Hz |
|
4 BL0 |
1664 |
1 |
1696 |
Z0 |
+12dB |
4 BL0 |
475Hz |
Nella tabella qui sopra il
riferimento è un woofer da 5” con SD=104 cm2 (il Seas L16RN). Il
fattore di forza BL vale 6.1 (indicato come
BL0.) e SPL0=86 dB. Alla velocità del diaframma è stato attribuito un valore
arbitrario indicativo che va da 16 (un woofer) a 1 (16 woofer). Il tutto a
parità di SPL prodotto. Il valore 16 è stato scelto per comodità (contano i
rapporti e non i valori assoluti).
Attenzione: come già detto
l’array di 16 woofer non deve essere visto come 16 piccoli woofer collegati
in serie-parallelo ma come un singolo woofer con la Sd pari a quella di 16
woofer piccoli, massa pari alla massa per 16, ecc.. I fattori di merito e la
frequenza di risonanza rimangono uguali per tutte le configurazioni (si veda
Altoparlante Equivalente). |
Si noti nell’ultima colonna a
destra la frequenza che corrisponde a ka=1 oltre la quale il sistema diventa decisamente
direttivo. In pratica le 5 configurazioni proposte possono essere confrontate
per frequenza inferiori a 475Hz (o anche meno ma ha poca importanza).
Nell’array di 16 altoparlanti il
BL equivalente non è 16BL0 ma solo 4BL0 e quindi, alla fine dei conti, il prodotto
Blvelox e minore (a parità di SPL prodotto) e la corrente risulta essere
4Blvelox/Z0 (la più bassa).
Tutte le configurazioni producono
lo stesso spostamento volumetrico, la stessa velocità di volume e quindi lo
stesso SPL alle frequenze inferiori a 475 Hz . La configurazioni con due woofer
in parallelo è stata introdotta come passo intermedio (diciamo per chiarezza e
speriamo non faccia confusione). È evidente che stiamo utilizzando il concetto
di altoparlante equivalente per rendere immediata l’interpretazione dei
risultati.
L’array con 9 woofer rappresenta
un singolo woofer con bobina mobile da oltre 100 mm di diametro e BL=18.3
ovvero un woofer professionale da oltre 15” con 94 dB di SPL. (VAS di 171
litri).
La configurazione con 16 woofer
rappresenta un woofer con bobina mobile da 144 mm di diametro e BL=24.4 ovvero
un woofer professionle da oltre 21” con
100 dB di SPL.
I valori della backEMF sono
riportati in rosso nella penultima colonna.
Quello che salta agli occhi è che a
parità di SPL prodotto, un woofer equivalente da oltre 15” con Bl=18.3
produce un terzo della backEMF di un woofer da 5” con BL=6.1 a parità di
impedenza (quindi la corrente che torna all’amplificatore è pari a un terzo con
il 15”). Aumentando ulteriormente le dimensioni del woofer (21” con BL>24)
la corrente diminuisce ulteriormente. In generale, più aumenta la superficie di
radiazione del woofer equivalente, più la cosiddetta BackEMF si riduce (sempre a
parità di SPL prodotto).
Per produrre la stessa corrente di ritorno del woofer da 5”, il woofer da 15” produce 9 dB in più di SPL (quello da 21 ancora di più).
Ne segue che i woofer più grandi,
a parità di SPL, sono anche i più facili da pilotare (e questo è esattamente il
contrario di quanto si sente dire in giro). L’errore sta nell’aspettarsi che un
monotriodo non controreazionato, con una resistenza di uscita di qualche Ohm,
possa “controllare” la risposta impulsiva di un grosso woofer. Se è per quello
non controlla nemmeno la risposta di un “piccolo” woofer. Semplicemente con un
fattore di smorzamento basso non si controlla quasi nulla (trannewoofer con impedenza molto alta). Quando il fattore di
smorzamento dell’amplificatore non è abbastanza alto il diffusore deve essere
“fatto ad hoc” in modo da ottenere la risposta corretta tenendo conto del
fattore di smorzamento dell’amplificatore.
Dal punto di vista della forza
controelettromotrice (o meglio della corrente di ritorno) conviene collegare i
woofer in parallelo o in serie? Con due woofer in parallelo la corrente di
ritorno raddoppia. Al contrario con due woofer in serie la corrente di ritorno
è quella di un singolo woofer. La risposta quindi è:
per la corrente di ritorno |
conviene utilizzare
configurazioni di altoparlanti in serie ed in generale ad alta impedenza.. |
per la sensibilità |
conviene utilizzare
configurazioni di altoparlanti in parallelo ed in generale a bassa impedenza. |
Va
ribadito (in tutte le lingue) che tutti i confronti tra altoparlanti (e
sistemi di altoparlanti in generale) vanno fatti a parità di SPL prodotto. Tutti il
resto è noia. |
Quindi i woofer professionali
differiscono dai woofer per HiFi per questi aspetti:
linearità |
La SD molto grande comporta
spostamenti limitati e, si spera, più lineari (anche se non è detto) |
Qms |
Il fattore di merito meccanico è
tipicamente più alto |
Qt |
Il fattore di merito totale è
tipicamente più basso (tanto vanno equalizzati) |
Corrente di ritorno |
Inferiore almeno di un fattore 2 |
rendimento |
In genere più elevato (nel pro è
tipicamente del 3% con punte di 6%, in HiFi tipicamente meno di 1% ). |
Gli
svantaggi dei woofer “grandi” sono altrettanto noti e riguardano i break up della
membrana e la ridotta dispersione sul piano orizzontale e verticale. Altri
problemi possono essere generati dal cestello, dal dust cup e dallo spider.
La scelta degli
altoparlanti risponde a dei criteri (spazio, costo, SPL massimo, ecc.): a volte
servono woofer da 5”, altre volte da 21”. Benché sia auspicabile poter
utilizzare woofer di grande diametro ciò non è sempre possibile (anche solo per
motivi di spazio).
I woofer più difficili da
“controllare” sono quelli con impedenza bassa (4 ohm o meno), superficie
ridotta e BL alto i quali, per produrre un dato SPL, si devono muovere a
velocità elevata. I woofer da 15” in su diventano un problema solo quando
devono produrre pressioni molto elevate ma in tal caso usciamo dai canoni
dell’alta fedeltà ed entriamo nelle logiche di sonorizzazione dei grandi spazi
(dove si usano comunque più altoparlanti e il concetto di “fedeltà” è meno
stringente).
Corrente e linearità
Questo argomento è stato trattato
da SUONO più di trenta anni fa ma sembra essere passato inosservato o
dimenticato. Le figure che seguono sono i risultati di misure reali.
|
Tensione (traccia superiore) e
corrente (traccia inferiore) ai capi e attraverso tre diffusori acustici
commerciali (da Suono Stereo n. 105 – settembre 1981). |
La
figura centrale mostra il comportamento migliore perché evidentemente gli
altoparlanti erano migliori (più lineari). Si tenga
conto che nel 1981 gli amplificati non erano quelli di oggi soprattutto come
erogazione di corrente. |
Quando l’altoparlante è pilotato
in tensione, la corrente che lo attraversa è determinata dalla sua impedenza
elettrica. Se l’impedenza dell’altoparlante non è lineare (cioè dipende dalla
tensione applicata) la corrente risulta distorta. Un amplificatore retroazionato
si troverà in difficoltà. La soluzione non è cercare di far suonare bene un
altoparlante non lineare ma usare altoparlanti più lineari (visto che
esistono).
|
|
Misura della distorsioni della
corrente: A sinistra: Woofer da 8” con circuito
magnetico convenzionale (Blu = seconda
armonica, Rosso = terza armonica, Verde = tensione ai capi). A destra:
lo stesso Woofer da 8” ma con polo centrale sagomato a T ed anelli di rame
sopra e sotto il traferro per ridurre la variazione di Le e la variazione di
flusso di Le che sono le due maggiori cause di distorsione (e non solo alle
frequenze medie e alte). Si nota la consistente riduzione
delle distorsione di correte su tutta la banda audio segno che l’impedenza è
più lineare. Il woofer a destra è quello sviluppato per i modelli Tebaidi
(2004, fuori produzione) e Caruso (ancora in
produzione nel 2019). Una delle “personalizzazioni” tipiche dei woofer
Opera è una particolare lavorazione della piastra polare che aumenta le
linearità e riduce la distorsione (la cui forma è stata ottenuta con il
simulatore Quebek). |
.
|
II setup per la misura di
distorsione di corrente. Il resistore di riferimento deve
essere nell’ordine dei decimi di Ohm. Considerata una Re di 5.6 ohm l’errore
introdotto dalla resistenza di riferimento (o di sensing) è nell’ordine
dell’1% |
|
Con questo setup la resistenza
di sensing può essere aumentata e la corrente ia (che non percorre il woofer)
può essere resa piccola a piacere. Se l’impedenza della rete di reazione vale
10 kOhm l’errore massimo è migliore di parti per mille. L’altoparlante è pilotato a
tensione (quasi) costante come nelle effettive condizioni d’uso. Aggiungendo
una resistenza nel loop di reazione di un amplificatore si peggiora un po’ il
fattore di smorzamento. |
Generatore di tensione ideale |
Eroga una certa corrente indipendentemente dalla tensione presenteai suoi capi. L'impedenza interna è infinita. |
Generatore di corrente ideale |
Genera una certa tensione indipendentemente dalla corrente che lo attraversa. L'impedenza interna è nulla |
In sintesi: Un generatore di corrente è caratterizzato
da impedenza di uscita infinita. L’altoparlante, quindi, vede i suoi morsetti
aperti. Supponiamo che il segnale all’ingresso dell’amplificatore con
impedenza di uscita infinita sia nullo. Supponiamo che una forza metta in
movimento il diaframma. In questo caso, visto che i morsetti sono aperti, si
genera una forza controelettromotrice BLvelox ma questa non ha alcun effetto
perché non può generare corrente. Quindi non è stata annullata la forza
controelettromotrice ma è stato annullato (o reso trascurabile) l’effetto di
BLvelox. Questo vale nel caso l’impedenza di uscita sia infinita (fattore di
smorzamento nullo). È anche vero, però, che l’amplificatore non esercita
sull’altoparlante nessun controllo e il movimento della membrana è determinato
da QMS (tipicamente maggiore di 1). Il risulto è un bel picco sulla risposta
di una cassa chiusa e due picchi nella risposta di un reflex con attenuazione alla frequenza di accordo. |
Convenzionalmente in diffusore acustico dovrebbe essere pilotato da un generatore di tensione ed è per questo che la maggior parte degli amplificatori HiFi presenta un fattore di smorzamento maggiore di 20. Poi, nella realtà, la variazione dell’impedenza dei sistemi di altoparlanti dipende dalla frequenza e si possono osservare variazioni da valori inferiori a 2 a oltre 50 ohm (motivo per cui i produttori di diffusori acustici consigliano amplificatori con fattori di smorzamento elevati).
Comunque vediamo di capire cosa fa la corrente di ritorno quando l’altoparlante è pilotato da un generatore di tensione (un ampli non controreazionato) o da un generatore di corrente. Cominciamo ricordando le definizioni
Generatore
di tensione ideale |
Generatore
di tensione reale |
è
un dispositivo che mantiene la tensione ai suoi capi indipendentemente dalla
corrente che lo attraversa. La sua impedenza interna Rg è nulla. Il
generatore ideale eroga, se serve, corrente infinita. |
È
un dispositivo schematizzato da un generatore ideale con in serie una
resistenza Rg. Questa resistenza ne limita la corrente erogabile. In
generale la resistenza Rg è una impedenza Zg che dipende dalla frequenza. |
Generatore
di corrente ideale |
Generatore
di corrente reale |
è
un dispositivo che mantiene la corrente che lo attraversa indipendentemente
dalla tensione presente ai suoi capi. La sua impedenza interna è infinita. La
tensione ai capi del generatore ideale, se serve, arriva a infinito |
È
un dispositivo che si schematizza con un generatore di corrente ideale con
una resistenza Rg in parallelo. In
generale la resistenza Rg è una impedenza Zg che dipende dalla frequenza. |
Per continuare schematizziamo l’altoparlante come segue:
Per il pilotaggio in tensione è stato detto tutto. Per il pilotaggio in corrente applichiamo una semplificazione: se Rg è molto più grande di Z=Zes+Ze (per esempio 100 o 1000 volte) la possiamo trascurare (nel circuito a destra) e quindi la cancelliamo dal circuito.
|
Detta I la corrente erogata dal generatore, la tensione ai
capi di Zes vale ZesI dove Zes (per un woofer in cassa chiusa) è quindi BLvelox = Zes I In queste condizioni l’ SPL prodotto dall’altoparlante è determinato dalla sua impedenza
elettrica ed è indipendente da Ze. E’ anche evidente che in queste condizioni, la forza
controelettromotrice (perché è come se i morsetti dell’altoparlante fossero
aperti) prodotta dall’altoparlante è massima ma il suo effetto è nullo perché
non produce alcuna corrente: quindi c’è tutta ma non provoca effetti (salvo
modificare la caduta di tensione ai capi del generatore di corrente che, in
un generatore non ideale, ha un limite) |
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Vediamo cosa succede all’altoparlante quando è collegato
ad un generatore di corrente reale e qualcuno muove il cono con una mano. La bobina mobile è chiusa attraverso Rg (molto grande) e
quindi la tensione che si genera ai suoi capi può circolare solo attraverso a
questa resistenza di valore molto alto dando origine a una debole corrente
che, in ogni caso, non può modificare la corrente I. In queste condizioni il Fattore di Smorzamento è prossimo
a zero e i moti del diaframma dell’altoparlante, non dovuti a I, non sono
controllati in alcun modo. Quindi quando l’altoparlante è collegato a un generatore
di corrente la forza controelettromotrice è presente ma non produce corrente
perché la bobina mobile è praticamente aperta. Per contro non c’è alcun controllo
sul moto della bobina mobile che è dominato da Qms. Questo può essere utile per un dipolo o una linea di
trasmissione che necessitano altoparlanti con di fattori di merito alti. |
Lo svantaggio del pilotaggio in
corrente, come ricordato, è la alterazione della risposta in frequenza del
diffusore che non è progettato per essere pilotato in corrente ma in tensione.
Oltre a questo non c’è, nel pilotaggio in corrente, alcun controllo sul moto
del diaframma dell’altoparlante (in sostanza la risposta impulsiva è quella
dell’altoparlante caratterizzato da QMS)
Se si desidera pilotare un
diffusore acustico in corrente la soluzione è progettarlo appositamente per
questo scopo. In particolare i filtri cross-over dovranno essere progettati in
modo completamente diverso dal solito. Una cosa da evitare accuratamente è
impiegare due amplificatori di corrente per realizzare una multi amplificazione
orizzontale o verticale con un diffusore nato per essere pilotato in tensione
(con filtri di tipo parallelo).
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Connettendo
un diffusore acustico in biwiring con due generatori di corrente l’effetto di
un filtro del primo ordine viene completamente eliminato. Se fossero filtri
del secondo ordine si ridurrebbero a filtri del primo ordine di classe “ad minchiam”. |
La figura che segue mostra la risposta impulsiva di un altoparlante caratterizzato da un fattore di merito meccanico Qms pari a 5 (quindi abbastanza buono) caricato in cassa chiusa dove presenta un Qt = 0.7 (allineamento massimamente piatto). L’altoparlante è sollecitato da un impulso molto stretto (Delta di Dirac). Nelle effettive condizioni d’uso nessuno ascolta impulsi di questo tipo: questa simulazione serve a mostrare quanto tempo impiega il sistema a stabilizzarsi in condizioni diverse.
Primo grafico |
lo stimolo (diverso da zero per
un tempo brevissimo) |
Secondo grafico |
risposta all’impulso dell’altoparlante
pilotato in corrente (fattore di smorzamento nullo), tanto più alto è Qms e tanto più
tempo impiega il diaframma a fermarsi. |
Terzo Grafico |
risposta dell’altoparlante
pilotato in tensione (fattore di smorzamento infinito), |
Ora dovrebbe essere chiaro perché
il fattore di smorzamento si chiama “fattore di smorzamento”: perché “smorza”
la risposta impulsiva dell’altoparlante che dipende da Qt (Qt è pari al
parallelo di QES e QMS).
Come si vede la risposta impulsiva, con il pilotaggio in tensione, si estingue più velocemente.
La stessa cosa ma “copiata” da un
famoso testo pubblicato negli anni 40 del secolo scorso (Olson).
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Risposta
all’impulso di un woofer da 12” per diversi valori dell’impedenza di uscita dell’amplificatore
(fattore di smorzamento). |
A chi sostiene che i grossi woofer
producano una backEMF maggiore rispetto ai woofer più piccoli a causa del BL
maggiore va ricordato che ciò avviene sicuramente a parità di velocità del diaframma
(se il BL del woofer “grande” è più alto ) ma non a parità di SPL prodotto. Gli
altoparlanti vanno confrontati a parità di SPL prodotto (un magnifico
altoparlante che produce 70 dB a un metro con un Watt non serve a molto)
La corrente di ritorno non è
eliminabile perché, a velocità nulla, l’altoparlante non produce suono.
L’ effetto della corrente
di ritorno può essere annullato ricorrendo al pilotaggio in corrente (a patto
che l’amplificatore sopporti l’aumento della tensione alla sua uscita) e che si
possa accettare un sensibile degrado della risposta impulsiva. In sostanza
anche il pilotaggio in corrente ha i suoi pro e contro. Sicuramente il
pilotaggio in corrente è insensibile alla variazione di BL (nel senso che la
corrente non dipende da BL) ma si
possono anche usare woofer che non abbiano questo difetto (visto che oggi
esiste il sistema Klippel che consente di fare misure un tempo impensabili).
Se l’impedenza di ingresso di un
sistema di altoparlanti è puramente resistiva, pilotarlo in tensione o in
corrente non produce alcuna differenza sulla sua risposta in frequenza (e nel
tempo).
Qualsiasi impedenza Z può essere
resa costante applicandole in parallelo una impedenza una Z’ tale che Z//Z’=R.
Va da sé che R risulterà minore (o al massimo uguale) al minimo della parte
reale di Z.
In questo caso il problema sta
nella realizzazione pratica di Z’ che, per forza di cose, contiene una quantità
di componenti passivi (minimo 5 per un singolo woofer). Tale componentistica
passiva deve essere di qualità ottima…anzi di più.
Quando l’impedenza
dell’altoparlante (o del diffusore acustico) è costante le componenti reattive
del carico sono nulle e la retta di carico dell’amplificatore è la retta
fissata in fase di progetto. L’effetto microfonico continua ad esserci ma la
corrente di ritorno è inferiore perché parte di essa passa attraverso Z’ e non
entra nell’amplificatore.
Qualsiasi altro sistema di riduzione
della impedenza mozionale Zes di un altoparlante (per esempio realizzando delle
camere risonanti accordate) comporta una riduzione della velocità del diaframma
e quindi una variazione della risposta in frequenza. In buona sostanza non si
può modificare l’impedenza in modo indipendente dalla velocità del diaframma.
Con sistemi attivi (e opportune controreazione) si può ottenere quello che si
vuole. In questo ultimo caso però non viene modificata l’impedenza
dell’altoparlante ma la tensione (o la corrente) di pilotaggio. Si veda, per
esempio il sistema iPal di PowerSoft (che utilizza un sensore differenziale di
pressione) o il sistema ACE BASS di Audio Pro.
Realizzare un sensore
differenziale di pressione non è difficile: basta usare un piccolo altoparlante
a dipolo.
Infatti il moto del diaframma è
determinato dalla differenza di pressione sulle due facce del diaframma ed è
sufficiente collegare l’altoparlante all’ingresso ad alta impedenza di un pre
amplificatore.
Altre figure:
Nella parte alta delle figure che seguono si vede un altoparlante collegato ad un amplificatore controreazionato. Quando l’altoparlante, muovendosi, genera una tensione all’uscita dell’amplificatore la controreazione reagisce per annullarla.
Nella parte bassa della figura si
vede quello che succede alla corrente: se la catena di amplificatori (che
rappresentano il pre phono, il pre amplificatore ed il finale di una catena
HiFi) riceve all’ingresso un segnale nullo ogni stadio agisce per annullare la
corrente che proviene dalla propria uscita. Se le cose sono ben fatte nulla di
quello che avviene all’uscita del finale arriva all’ingresso della catena. Se i
vari amplificatori non sono controreazionati probabilmente ne arriva ancora
meno.
Negli amplificatori non
controreazionati esiste comunque il fenomeno del back-talk ovvero applicando
una tensione all’uscita, qualche cosa si vede anche all’ingresso (specie se il
guadagno è basso)..
La prossima figura riprende la
precedente con qualche dettaglio in più.